Psicologia dello Stalker

Chiarire la figura dello Stalker e delinearne la personalità è un compito che richiede una grande attenzione dovendo necessariamente sfuggire dai luoghi comuni spesso tirati in causa in situazioni di questo genere. Apparentemente infatti la persona, che mette in pratica lo Stalking, sembra manifestare con i suoi comportamenti reiterati ed esclusivi nei confronti dell’altro, uno stato di innamoramento profondo, Gelosia e Passionalità. Queste motivazioni a giustificazione della persecuzione, cosi come vengono lette da un osservatore esterno, traggono in inganno all’ inizio anche la vittima che spesso si sente lusingata da un cosi forte interesse nei suoi confronti, iniziando a sviluppare anche lei un rapporto morboso con il partner. In seguito però la stessa si ritroverà a capire di stare colludendo involontariamente con un meccanismo alterato e pericoloso che si andrà trasformando man mano in una parte strutturale di tale rapporto spesso senza via di uscita per entrambi, vittima e persecutore.
In principio la persona che frequentiamo, si prende cura, ci segue, ci offre l’ascolto “attento” che sempre avremmo voluto ricevere anche se in realtà raccoglie ulteriori informazioni oltre quelle che spesso raccoglie prima di quello che ci farà sembrare come il primo incontro. La persona è già divenuta, ancora in modo ignaro, una vittima! (Centro presunti autori)
I dati dell’Osservatorio rivelano che nel 70% dei casi si tratta di un uomo, nel 95% dei casi è un conoscente della vittima, nell’80% dei casi è un manipolatore affettivo, nel 70% dei casi ha subito un lutto, un abbandono o una separazione significativa mai elaborata.

Lo Stalker cerca, nel 90 per cento dei casi, donne che intendono farsi carico del loro “io debole”, convinte che, rimandando al lui l’immagine di un Se’ forte, verranno amate di più. Cosi molti di questi uomini prima di diventare Stalker, vengono gonfiati da attribuzioni incongrue ed alterate e riescono in tal modo a nascondere la loro incapacità ma sopra tutto la loro Irresponsabilità. Pieni della loro stessa arroganza immotivata, gli Stalker riescono ad essere molto carismatici, camaleontici e affabulatori a tal punto che la vittima si ritrova, una volta innescata la persecuzione, isolata, non creduta e con una totale confusione nell’analisi del suo rapporto affettivo. La capacità manipolatoria di questi uomini sconvolge la sicurezza della vittima che, man mano che passa il tempo, non trova più quella lucidità mentale e personale che possedeva. E’ come se quell’uomo fosse riuscito, non solo a mascherare le sue carenze ma anche a in qualche modo ad essersi appropriato della sicurezza e dell’equilibrio psichico della donna che gli sta accanto.
Sembra quasi, in tutti questi casi,che lo Stalker prima di diventare tale abbia fatto un patto silente e criptico con la sua vittima: “tu accetti di prenderti la mia negatività, permettendomi di “rigettarti contro “in qualsiasi momento il disprezzo che provo nei miei confronti ed io mi prenderò la tua positività e la tua personalità libera da vecchie ferite, in pratica la tua identità”

Le dinamiche profonde dello Stalker

Lo Stalker risulta essere, nell’80 per cento dei casi secondo anche quanto emerge dagli studi del Dott. Lattanzi, una persona rimasta traumatizzata, durante l’infanzia,da un vero e proprio “sconvolgimento del sistema di attaccamento”.
“ Lo stalker generalmente narra una storia di dolore spesso radicato in un’infanzia in cui l’unica arma di difesa dalle percezioni d’indifferenza è stata la feroce negazione dell’amore, cresciuta silenziosamente nel paradosso di un bisogno disperato di affetto.La fragile personalità dello stalker si struttura a fatica sul sentore di essere vittima di un «rifiuto originale», il rifiuto supremo, quello delle figure di riferimento. La ferita inferta nella tenera gioventù muta in una forma d’insicurezza cronica, che prelude ad un terrore dell’abbandono ossessivo e costante che troppo spesso finisce per evocare l’allontanamento delle persone amate, in quanto l’attaccamento dell’individuo che non ha esperito una forma sana di amore è l’attaccamento di un analfabeta delle emozioni, che per tutta la vita tenterà di instaurare rapporti duraturi senza esserne realmente capace. Il comportamento ansioso e incapace di elaborare l’abbandono del bambino “rifiutato” tornerà prepotentemente ad insediarsi nella vita dell’individuo adulto nel momento in cui quest’ultimo sentirà di essere allontanato dalla persona oggetto del desiderio, portandolo a una regressione che lo costringerà a rimanere legato a doppio nodo all’ossessione della figura che gli negherà l’accudimento di cui sente di avere, da sempre, un disperato bisogno.”( Dr Massimo Lattanzi 2011i)

Le rappresentazioni mentali che il bambino sviluppa, infatti, grazie alle relazioni con le varie persone che si prendono cura di lui nei primi anni dell’infanzia, determinano lo sviluppo più o meno sano ed equilibrato del proprio sé. Nel caso di relazioni distruttive e/o violente il bambino corre il rischio di sviluppare atteggiamenti interiori deviati che avranno la tendenza ad autoaffermarsi in età adolescenziale e adulta.
Identificando il concetto di Amore con il tipo di legame violento da parte del genitore rifiutante, il bambino costruisce di conseguenza un Sè debole nel quale questo senso di rifiuto, intollerabile per il suo mondo interno, si tradurrà sempre di più in Angoscia dell’Abbandono da dover contenere il più possibile. L’angoscia porterà inevitabilmente il bambino a voler compiacere il genitore abusante per arginare la paura di perderlo anche idealizzandolo, vedendo nello stesso genitore, elementi di onnipotenza e grandiosità. Questi stessi elementi saranno quelli che, una volta diventato uomo, lui richiederà che gli vengano riconosciuti a sua volta dalla donna, per mascherare la sua vera natura insicura, frutto di un sé fragile e debole. Nello stesso tempo tuttavia la Dipendenza da quel genitore violento, portatore di pericoli legati al rifiuto e all’abuso, condurrà l’uomo a ripetere in modo
coatto ed ossessivo quegli stessi meccanismi violenti che hanno permeato la sua crescita in una sorta di identificazione ritenuta da lui quasi salvifica.
Attraverso,infatti, la messa in atto di comportamenti persecutori, ossessivi ed intrusivi nella vita della “vittima prescelta” l’uomo desidererà ottenere la possibilità della ripetizione dell’antico trauma attraverso un allontanamento ed un riavvicinamento ciclici nei confronti della donna cosi da alleviare il suo senso profondo di abbandono.
Sotto questa ottica il meccanismo del Controllo non è legato tanto e solo al senso di puro possesso della donna, ma al bisogno di rivivere il dolore dell’abbandono e superarlo proprio attraverso il recupero del potere su di lei. Questo “Gioco” di allontanamento ed avvicinamento dello Stalker con la vittima gli permetterebbe di perpetrare il trauma dell’abbandono in modo quasi ciclico venendosi ad instaurare una vera e propria Dipendenza come se si trattasse di dipendenza da sostanze, da gioco d’azzardo ecc.
Purtroppo esiste anche una percentuale di donne Stalker e sull’origine del loro comportamento sono stati condotti pochi studi anche se è verosimile pensare che il meccanismo sottostante sia simile a quello dell’uomo. Probabilmente molti casi non vengono allo scoperto tenuto conto lo stereotipo della Donna che la si vuole vedere sempre come vittima e difficilmente come carnefice.
Anche le donne pertanto sono capaci di rendersi pericolose perseguitando gli uomini. Da quando è in vigore la legge sullo stalking, vale a dire da quasi un anno, a macchiarsi di questo reato sono state per il 30% donne. Le motivazioni che spingono una donna a tormentare un uomo sono ben immaginabili: anche in questo caso ci troviamo spesso di fronte ad amanti e fidanzate respinte o trascurate che non si rassegnano alla loro condizione subalterna, ma vorrebbero a tutti i costi riconquistare l’uomo che le ha rifiutate. Si tratta di donne ossessionate, che perdono il senso della realtà, umiliando in primo luogo se stesse, e rendendo la vita impossibile all’oggetto del loro desiderio.

Le pene per le donne sono generalmente più lievi, principalmente perchè lo stalking al femminile in genere non sfocia quasi mai in violenza fisica, come è invece per quello al maschile. Ma nondimeno le donne stalker riescono a rendere la vita impossibile, anzi lo fanno a livelli inquietanti.

Basti pensare che, sulla falsa riga dei centri accoglienza per le donne vittima di violenza, in Svizzera è stata aperta una casa di accoglienza per uomini vittima di stalking. Addirittura l’ubicazione del centro è sconosciuta per tutelare la sicurezza degli assistiti. ( Anastasia meloni).

Obiettivo della review è lo studio del female stalking e delle sue specificità. L’analisi della letteratura è stata condotta attraverso la consultazione di database elettronici (Medline, Social Science Research Network, Apa Psyc Net). Sono stati selezionati 67 articoli relativi a studi condotti su popolazioni cliniche, analisi su casistiche, case report, review, studi retrospettivi ed article-paper.Fra i risultati più significativi emerge che la varietà di condotte di stalking è maggiore nelle donne ma vi è minore propensione ad atti aggressivi rispetto agli uomini. Vi è più frequente correlazione fra stalker donne e delirio erotomanico, condizione che aumenta il rischio di violenza. La presenza di precedenti rapporti di intimità aumenta il rischio di violenza anche nel caso di stalker donne. È alta la percentuale di donne stalker in ricerche condotte in ambito professionale, specie psicoterapico; in questo contesto vi sono più donne stalker che uomini. Non emergono invece differenze significative nelle motivazioni degli stalker eterossessuali rispetto agli omosessuali. Tra i reati contro la persona commessi da donne lo stalking sembra essere tra i più rappresentati. (Egle Alfarano, Donatella La Tegola, Felice Carabellese, Roberto Catanesi)

Racconta Giulio: La mia ex moglie Sabrina, quando eravamo sposati, mi faceva sempre sentire in colpa e mi accusava di cose inesistenti, spesso mi ridicolizzava di fronte agli amici e mi denigrava agli occhi dei nostri figli. Quando ho trovato il coraggio di separarmi lei e suo padre mi hanno detto, ora tu non potrai più affermare di avere dei figli, non fai più parte di questa famiglia. Da quel momento in poi ero sempre aggredito dalla mia ex moglie se osavo prendere decisioni sui figli che, manipolati da lei, mi urlavano parolacce quando li prendevo per il mio weekend, se non li andavo a portare dagli amici o a fargli fare sport. Sabrina intanto faceva quello di cui mi accusava durante il matrimonio, lasciare soli i bambini di 8 e 11 anni perché lei deve lavorare, non seguirli a scuola, non accompagnarli da nessuna parte e non preoccuparsi del loro stato di salute. Mi dava e mi continua, dopo ben 4 anni ancora a dare ordini sui bambini che se non eseguo devo sottostare a litigate estenuanti e scenate anche da parte dei miei figli. Ultimamente Sabrina mi ha citato in tribunale perché voleva impormi la scelta della scuola per il nostro secondo figlio, comoda perché sottocasa cosi non aveva il problema dell’accompagno ed ha presentato un certificato medico sullo stato di ansia del bambino dovuto secondo quanto riferito da lei al fatto che io preferivo per lui una scuola privata che ha indotto il Giudice a far intervenire i Servizi sociali. Lei strumentalizza i figli per tenermi ancora sotto il suo potere ed io non ne posso più. Vivo un accanimento continuo ingiustificato . Ora chissà cosa dirà ai Servizi sociali. Ho paura che portino i bambini in una casa famiglia e che io non li veda più” .
In questo caso la rabbia della donna per la conquistata autonomia del marito è stata più forte dell’accettazione della fine del loro matrimonio oltre al fatto che, attraverso la colpevolizzazione sui figli, lei ha potuto e può nascondere ora ancora meglio la sua reale incapacità e voglia di fare la madre. In questo racconto assistiamo alla reazione persecutoria di una donna con personalità di tipo narcisistico affetta, come ho potuto scoprire in seguito, da Disturbi alimentari gravi, nello specifico, da Bulimia con vomito auto indotto, stesso problema di cui, si è scoperto soffre il loro secondo figlio di 11 anni.

Ciclo della Dipendenza nello Stalker

Scelta di una vittima .,Tensione e paura dell’abbandono, Scarico della tensione attraverso la Violenza,conferma di un abbandono, persecuzione, tentativo recupero della donna-vittima- persecuzione

Il ciclo può essere descritto in tal modo:
-Morbosità e Simbiosi( nel rapporto)
– Attivazione antica paura dell’abbandono(nell’uomo)
-Maltrattamenti sulla Donna per generare una reazione di allontanamento della stessa dal maltrattante
– Profondo ma insostenibile senso di abbandono(Nell’uomo)
-Violenza sulla donna come reazione all’abbandono
-Scarico di tensione
-Nuovamente : Manifestazioni di disperato bisogno dell’uomo della “sua” donna, confusi da lei come atti di amore e gelosia in realtà oppure Atti persecutori con coatto recupero del potere e controllo sulla “vittima prescelta”
Lo stalker è qundi un uomo al 70%, anche se si registra la presenza di una parte di donne –Stalker, che occupa una posizione medio –alta nella società, dotato di buona cultura e spesso ben introdotto in ambienti importanti dai quali trae prestigio e potere.
Le caratteristiche che colpiscono di più in questo tipo di uomini sono quelle legate alle sue alte capacità di manipolazione e di catalizzazione delle pulsioni della vittima prescelta per poi riproiettarle su di sé in termini di suggestione. L’abilità a mentire dello Stalker e la sua teatralità sono altri elementi che vanno a concorrere alla sua fascinazione intesa come “Attrazione disarmata subita al cospetto di qualcosa o di qualcuno, la cui forza si impone in modo irresistibile”.
Nel ricordare l’uomo agli inizi del rapporto la donna, divenuta in seguito vittima appunto di quella fascinazione, lo descrive come “Principe azzurro”, come colui che la faceva sentire al centro del mondo e le dava una totale sicurezza. In quel modo il futuro stalker si assicura la dedizione assoluta della donna, felice di avere trovato l’uomo della sua vita. A lato però della fascinazione profusa in tutte le forme possibili, quell’uomo inizia a voler far scricchiolare la sicurezza della sua compagna utilizzando diversi meccanismi subdoli come la denigrazione continua fatta passare per critica detta per il suo bene, l’isolamento nella quale riesce ad immetterla mascherato da gelosia lusinghiera e la simbiosi scambiata per un bisogno totale di lei come donna prescelta e non come vittima prescelta.
A questo punto l’uomo passa alla seconda fase, dove la necessità di sedurre ancora di più la sua compagna per aumentare il potere su di lei, prevede il doverle manifestare le sue fragilità e i suoi problemi, chiedendole di sostenerlo e di aiutarlo. Di solito una donna a tale richiesta si presta subito a fare da mamma o da crocerossina, felice di diventare una parte fondamentale per il cambiamento in positivo del suo compagno. Allo stesso tempo, tuttavia, l’uomo deve iniziare a creare un ulteriore occasione per aumentare la dipendenza nei suoi confronti, alternando momenti di amore assoluto ad altri completamente opposti, fatti di tensioni, litigi fino a maltrattamenti e a volte violenza per lo più verbale se non addirittura fisica.
E’ in questa fase che l’uomo ottiene nella donna l’instaurarsi di una profonda confusione che la porta a rendere inverosimile che il suo “principe azzurro” possa essere in realtà una persona malvagia. La confusione genera quindi sensi di colpa che, determinando insicurezza in lei sempre crescente, fanno contemporaneamente aumentare il senso di onnipotenza nell’uomo –aggressore.
Nel tempo questo meccanismo si va ad incardinare nel loro rapporto dando carta bianca all’uomo di consegnare finalmente la sua negatività alla donna ormai sottomessa cosi il suo falso Sé è salvo. Quest’ultima infatti sa che le conseguenze della sua disubbidienza a questi Imput latenti dovrebbero passare attraverso un crollo delle proprie certezze e un violento confronto con gli ovvi sensi di colpa. La donna afferma” E’ stata colpa mia se mi ha trattato male potevo evitare di rispondergli oppure dovevo fare quello che mi stava dicendo, in fondo mi dà cosi tanto, mi dice che mi adora e che sono l’unica donna della sua vita! Poi con tutti i problemi che ha avuto, io non posso deluderlo!”
In tal modo si stabilisce tra lui e la sua compagna un patto segreto che bisognerebbe invece definirlo apertamente come “Crimine segreto”.
Lei consegna a lui la positività dell’amore e della sua comprensione, lui a lei la forza negativa che lo ha da sempre alimentato e il suo falso sentimento di amore assoluto . “ Io non odio te ma me ecco perché ti tratto male, cosi mi punisco di ciò che non ti dò. In verità sei la mia adorazione” : tornano in queste parole pronunciate da un uomo divenuto poi uno Stallker la contraddizione che ha alimentato il suo ambito relazionale e che sa generare confusione e destabilizzazione nella realtà della persona che crede in lui e nel loro sentimento.
Ma il suo mondo interno è fragile, pieno di illusorie proiezioni su se stesso di grandiosità e di onnipotenza . Ciò che ha veramente vissuto quell’uomo è il dolore del vuoto relazionale o peggio delle crepe che hanno segnato la sua crescita emotiva.
Lui ne è consapevole e il potere assunto sulla sua compagna gli occorre per non precipitare in quel vuoto, per non ammettere la sua reale natura debole e anaffettiva. Cosi i momenti di violenza aumentano sempre di più con la convinzione di avere tra le mani l’oggetto dove poter depositare il suo vissuto di angoscia e di nullità. Ma la donna prima o poi trova la forza di ribellarsi e poi sfuggire a cosi tanto scempio della sua persona.
A questo punto si innesca nell’uomo la volontà di fare Stalking.

Racconta Giada: Quando ho conosciuto Paolo lui era un ragazzo perfetto, il più dolce del mondo . La cosa più bella era il senso di sicurezza che mi trasmetteva . Io avevo solo 15 anni e pensavo che se fosse scoppiata la terza guerra mondiale, lui sarebbe riuscito a salvarci grazie alla sua genialità ed al suo coraggio. D’improvviso però ha iniziato a maltrattarmi, scusandosi dopo che era più forte di lui, che più mi faceva del male più si odiava e cosi diventava più aggressivo. Ovviamente io non capivo più nulla, mi sembrava che mi scoppiasse la testa.Sono rimasta con Paolo per più di vent’anni, intrappolata in un rapporto violento ed umiliante. Quando ho trovato la forza di ribellarmi e l’ho lasciato però è iniziato il vero incubo. Lui ha cominciato ad inviarmi email offensive, minacce telefoniche, pedinamenti, tentativi di portarmi via nostro figlio di 9 anni.Sono stata costretta a cambiare abitudini di vita per paura e per trovare posti e situazioni che mi facessero sentire protetta.Ho cambiato 5 volte avvocato perché dopo un periodo non riuscivano ad arginarlo. Lui perseguitava anche loro con continui fax inviate dal suo caro amico avvocato.Paolo ha detto che mi distruggerà e sono sicura che ci riuscirà . Lui è potente e non ha scrupoli.”

Violenza e Stalking

Esiste una grossa differenza tra il concetto di Violenza e quello di Persecuzione o Stalking.
I maltrattamenti, fisici e/o psichici, vengono messi in atto da tutti quegli uomini con personalità violenta, per confermare ogni volta a se stesso il rifiuto dell’altro potendo rivivere l’antico abbandono riferito agli eventi della sua infanzia e per riaffermare a se stesso la sua onnipotenza e grandiosità a fronte di una reale personalità povera ed insicura oltre alla reiterazione di atti compiuti dal genitore abusante con il quale continua a trovarsi in una situazione interna quasi simbiotica ;
lo Stalking invece avviene quando all’uomo, lasciato dalla Donna a causa della violenza o dei maltrattamenti subiti da lei a lungo, gli viene impedito di attivare a suo piacimento i meccanismi di allontanamento –avvicinamento per tamponare il suo sé ferito e debole e di nutrirsi dell’immagine idealizzata, fornita dalla donna fino a quel momento .
Impotente di fronte ad un reale distacco della donna-vittima, l’uomo che non riesce a rassegnarsi, tenta di attirare a sé la donna con falsi atteggiamenti d’amore e di gelosia . Nel caso non riuscisse nel suo intento, cercherebbe in tutti i modi di mantenere il controllo mentale della stessa dentro di sé, trovando tutti i pretesti per contattarla e per farle sentire la sua presenza incessante nella sua vita . Infine nel caso in cui la rabbia dell’impotenza arrivasse a sovrastare la sua psiche e lui non fosse più in grado di accettare il vuoto sottostante potrebbe arrivare agli estremi della violenza fisica o dell’Omicidio, come spesso purtroppo accade.Le azioni violente possono derivare da patologie psichiatriche o da diverse tipologie di personalità come quella borderline, narcisistica, paranoica, antisociale secondo il quadro del DSM IV e a seconda dei casi. Tenendo conto di ciò gli Acting out ed i comportamenti violenti possono avere radici nei meccanismi psicopatologici sottostanti la malattia o la personalità deviata. Nel caso specifico dello Stalking, solo una bassa percentuale di casi risultano affetti da psicosi, da schizofrenia o da uno specifico disturbo di personalità. Difficile nutrire “pietas” per queste persone, ma è pur vero che bisogna capire come “nasce” uno stalker, colui che agisce con atti persecutori, o un gaslighter, colui che agisce violenza psicologica/manipolazione affettiva. Personalità borderline, sicuramente, che però secondo l’Osservatorio non sono caratterizzate da psicopatologie mentali gravi (solo il 5% degli stalker ne soffrirebbe, il 75% è affetto da “rigidità relazionale”, il 20% da “disturbo della personalità.
Lo Stalker infatti è perfettamente consapevole del suo modo di pensare e di agire e nella maggior parte dei casi apparentemente collaborativo nel tentare di uscire dai suoi meccanismi perversi ad andamento circolare. Spesso, tuttavia, proprio grazie alla sua consapevolezza, riesce a manipolare il loro interlocutore, facendogli credere di essere pentito e di voler fare qualunque cosa per uscire dal comportamento persecutore. Elenca perfettamente i propri meccanismi sbagliati, gli errori da lui compiuti, fa un’analisi dettagliata delle conseguenze a cui potrebbe incorrere nel futuro dando prova di avere una coscienza critica ed umile. In verità ciò che vorrebbe ottenere è solo ed unicamente riconfermare a se stesso il suo potere fascinatorio ed onnipotente.
La Dipendenza dai meccanismi malati è un modo rassicurante di superare la paura dell’abbandono ed alimentare il loro SE’ grandioso .

Fattori predisponenti la personalità dello Stalker

Lo Stalker nasce in famiglie nelle quali almeno un genitore ha mandato segnali di rifiuto verso di lui oppure ha manifestato carenze dal punto di vista affettivo –relazionale.
Ma quali possono essere questi segnali cosi devastanti?
Ovviamente la Violenza fisica e l’abuso di tipo psicologico sono tra le principali responsabili di una deviazione dell’interiorità di un bambino durante il suo sviluppo.
Esistono tuttavia altre forme di violenza come quella di tipo psicologico, spesso più devastanti di quella fisica.
Queste diverse forme di maltrattamento (fisico, psicologico, abuso sessuale, violenza assistita, patologia delle cure che comprende incuria, discuria, ipercura e trascuratezza) sono caratterizzate da alcuni indicatori a livello fisico e comportamentale che devono fungere da campanelli di allarme per tutti coloro in ambito scolastico, lavorativo, sociale sono a contatto con i bambini che mostrano tali segni ed attivare un’attenta osservazione del bambino o dell’adolescente per prevenire problematiche serie in età adulta; alcuni di questi fattori sono specifici della possibile vittima mentre altri sono legati al contesto di vita della stessa in particolare alla famiglia di origine. Ciò che caratterizza il bambino traumatizzato sono alcuni vissuti che andranno rielaborati con l’aiuto di esperti affinché non compromettano lo sviluppo futuro; tra questi ricordiamo in particolare il senso di minaccia e di morte incombente, il senso di impotenza, continua allerta e terrore cronico derivanti dal vivere in un contesto coercitivo e caotico, percezione di abbandono e mancata protezione da parte degli adulti di riferimento.
E’ possibile rilevare quindi la presenza, nelle famiglie maltrattanti di “meccanismi” tipici quali l’identificazione del figlio con l’aggressore che, con i suoi comportamenti, attiva e mantiene le dinamiche violente e maltrattanti. Sia i padri che le madri possono diventare maltrattanti nei confronti dei figli: questi genitori sono caratterizzati da diffidenza verso la possibilità di chiedere aiuto ed essere presi in carico (sfidano gli operatori mettendoli a dura prova), sono aggressivi e violenti, dipendenti e gravemente disturbati. il maltrattamento viene agito all’interno di relazioni significative e diventa difficile credere per il bambino che quello che accade non sia in qualche modo normale e che le figure di riferimento non siano protettive ma, al contrario, danneggianti. Infatti ci troviamo di fronte, ripercorrendo il rapporto dello stalker con i suoi genitori, ad una relazione che rimanda al cosiddetto “Doppio legame” . Il “Meccanismo del Doppio legame” è una dinamica psicopatologica, emblematica di quel famoso gioco di allontanamento –avvicinamento, amore –odio, positivo- negativo messo in atto dagli Stalker .
Esistono famiglie disfunzionali dove prevalgono contraddizioni ed incongruenze a livello di comunicazione.La teoria del doppio legame è il contributo più interessante della scuola di Palo Alto applicata alla comunicazione della famiglia e della schizofrenia. Devono esserci due persone, una di queste è la vittima designata e l’altra la persona che tiene legata l’altra con un’esperienza ripetuta nel tempo. Il meccanismo consiste nel fatto che esiste una comunicazione verbale ed una analogica che contraddice nettamente la prima e che manda segnali tali da minacciare la sopravvivenza della vittima.Esiste come un comando nella comunicazione analogica che impedisce alla vittima di abbandonare il campo e quando tutti gli elementi vengono sperimentati per un po’ di tempo, diventano automatici e si instaura un schema di “Doppio legame”che crea una vera e propria confusione interiore e che andrà a sconvolgere di continuo la stabilità affettiva.
Un altro meccanismo che può spiegare l’atteggiamento violento e persecutore dello Stalker è quello che si concretizza nel meccanismo di difesa dell’ “Identificazione con l’aggressore” in seguito a dinamiche psicopatologiche familiari legate alla violenza.
Un bambino con un genitore violento tenderà a mettere in atto meccanismi difensivi,atti alla salvaguardia della sua integrità mentale. In questo caso il dato di realtà appartenente alla natura ostile del persecutore o della persona violenta viene distorto : si instaura una paradossale condivisione da parte della vittima del punto di vista del maltrattante e/o persecutore, permettendo cosi al soggetto maltrattato di superare il conflitto psichico dato dalla dipendenza da un aggressore minaccioso e dall’impossibilità a liberarsene o sfuggirgli proprio perché subordinato a lui. Questo paradosso diventa più forte nel caso di un bambino nei confronti di una situazione
familiare dannosa e/o abusante dalla quale non può sottrarsi.
1° caso: Racconta marco, parlando di sua madre, “ Lei diceva di volermi bene però non prendeva mai le mie difese con mio fratello, facendo apparire ogni suo gesto sbagliato una mia grave colpa. Io a quel punto non capivo più cosa fosse vero, se io ero il vero colpevole o mio fratello. Mia madre non smetteva di perseguitarmi con le colpe e la realtà mi appariva confusa improvvisamente. Sa quando si tira una palla da biliardo sui birilli? Tutto crolla in un secondo.Ecco cosa mi accadeva dentro . Mia madre aveva il potere di far apparire tutto ribaltato. Quando poi sono cresciuto non ho mai più tollerato i sensi di colpa e quando mi dicevano di aver sbagliato qualcosa, mi difendevo confondendo io la realtà agli altri. Era venuto il momento di avere il potere in mano e ho visto che funzionava. L’ho fatto anche con la mia fidanzata, non le ho permesso di mettermi in discussione a tal punto di trattarla male per farla sempre sentire in colpa”.

2° caso racconta Fabrizio : “ Ho sempre visto mio padre come un uomo fortissimo, un vero mito per me. Quando guidava la moto passava con il rosso senza paura, andava contromano, a velocità altissime senza prendere mai una multa né fare un incidente. Mi sembrava immortale. Poi mentiva in continuazione per ottenere ciò che voleva e ci riusciva sempre, era aggressivo e prepotente. A nessuno veniva in mente che fosse una specie di imbroglione perché era affascinante e sicuro di sé. Mia madre invece con il suo perbenismo mi appariva mediocre, non la stimavo granchè. Troppo buona. Quando ho iniziato ad uscire con le ragazze cercavo di essere come mio padre, fregandomene di tutto e di tutti pur di raggiungere i miei scopi, anche calpestando le loro esigenze.
Se osavano poi ribellarsi oppure vedevo in pericolo gli obiettivi che mi ero proposto, mi veniva una rabbia cosi forte da non riuscire a controllarmi. Un giorno ho anche picchiato mia madre e poi l’ho denunciata perché mi aveva punito buttandomi il mio stereo. Rimorsi non ne ho ma mi rendo conto di avere esagerato”.

Stalking anche l’utilizzo dei figli
Argomento: Attualità | Tipo di notizia: Nazionale | Autore: Il Sole 24 Ore

Patrizia Maciocchi:
Commette stalking l’uomo che molesta l’ex moglie nel corso di incontri per la gestione dei figli minori o di interessi economici comuni. Il tribunale di Milano, con sentenza del 24 febbraio scorso, decide l’applicabilità del reato previsto dalla legge 38/2009 anche in situazioni che sfuggono allo schema di comportamento tipico dello stalking, in cui il persecutore cerca insistentemente una vittima che tende a scappare. 
Più difficile, in casi simili a quello esaminato, capire quando l’incontro, motivato in maniera strumentale dalla necessità di controllare la serenità e la salute dei figli, si trasforma in un’aggressione verso la moglie dalla quale ci si sta separando. 
L’operazione da fare sottolinea il tribunale di Milano è quella di distinguere la conflittualità «fisiologica», che spesso si instaura fra una coppia in procinto di lasciarsi, e «l’attività volutamente molesta che trascende
dal tema e dal motivo dell’avvicinamento relazionale per trasformarsi in un atteggiamento moralmente violento espressivo di una volontà persecutoria». 
Un lavoro che consente nel caso in cui “vittima” e “carnefice” si cerchino necessariamente a vicenda di individuare il confine tra lo scontro naturale e il reato.
Nessun dubbio a parere dei giudici milanesi che l’imputato fosse uno stalker. 

Certezza che nasce dallo studio degli atteggiamenti diun marito che, non accettando l’idea della separazione e di un presunto nuovo legame della moglie, aveva messo in atto una serie di aggressioni usando i figli come pretesto per gli incontri. 
In un’occasione aveva tamponato più volte la macchina della moglie e dichiarato ai carabinieri, che proprio lui aveva chiamato, di trovarsi sul posto al solo scopa di controllare che la sua ex rispettasse l’accordo di non far incontrare i figli con il suo rivale in
amore. Sempre in auto c’era stata un’altra azione violenta e una seconda richiesta d’intervento alla polizia stradale. 
L’uomo aveva infatti tagliato la strada all’autovettura in cui sì trovava la sua famiglia per controllare l’«idoneità» alla guida del conducente, nell’interesse del figlio che era a bordo.
A questi atti l’ex marito aggiungeva una serie di insulti alla moglie in occasione di incontri dovuti alla gestione familiare. Numerosi anche gli sms minacciosi e gli atti vandalici: dal danneggiamento dell’auto del nuovo compagno dell’ex alla restituzione dei vestiti tagliuzzati. 

Spesso la donna veniva incrociata “per caso”, suscitando la sensazione che il marito sapesse sempre dove fosse e cosa stesse facendo. Secondo il tribunale i comportamenti aggressivi e intrusivi dell’imputato sono stati tali da determinare nella vittima quello stato di ansia e paura grave e perdurante che l’ha indotta a cambiare stile di vita. 
Elementi soggettivi e oggettivi richiesti per far scattare il reato.

Le azioni dello Stalker

Se in precedenza l’uomo, descritto per meglio definire lo stalker,, si era sentito libero di consegnare la sua negatività alla sua compagna, beandosi della sua capacità manipolatoria, una volta abbandonato, oltre a ripercorrere internamente il suo passato profondo di bambino o rifiutato o quantomeno maltrattato, inizia a sentire di essere vicino a quel famoso vuoto dal quale non si è mai separato e del quale ha da sempre il terrore. . Qualsiasi abbandono in età adulta evocherà l’abbandono “sommo” percepito nelle fasi più delicate della crescita, annebbiando – di fatto – la capacità cognitiva del futuro stalker di rendersi autonomamente consapevole dell’insensatezza del suo comportamento nei confronti della figura idealizzata come quella del “salvatore”, una figura verso la quale proverà sentimenti contradditori ed ossessivi, volti al recupero del suo amore totalizzante o alla sua definitiva distruzione, spesso non solo simbolica.( Dr Massimo Lattanzi).
E allora moltiplica i suoi tentativi di riavvicinare la sua donna, utilizzando all’inizio mezzi facilmente fraintendibili come atti d’amore : fiori, lettere, messaggi, regali, telefonate. Ma quella donna, in realtà, il vecchio ricettacolo del suo non essere, non si fa più raggiungere ed ecco allora sorgere in lui un desiderio che prende il sopravvento su tutto : “la volontà di distruggerla”. Questo sarà lo scopo nuovo della sua vita, che lo alimenterà come linfa vitale: “ Se non tornerà nelle mie mani, allora dovrà essere annullata . Lei sa quanto poco sia io in confronto a lei . Non avrebbe mai e poi mai dovuto tradire il nostro patto (crimine) segreto!”
Dato il loro rapporto in precedenza simbiotico grazie al quale lo Stalker conosce tutte le caratteristiche della sua vittima, i suoi gusti, le sue debolezze, le sue abitudini, inizia a penetrare in tutti i modi la vita di lei, danneggiandola dove possibile, facendole sentire la sua presenza, non solo pedinandola, ma insinuandosi nel suo privato senza scrupoli.
Le sue vecchie capacità fascinatorie serviranno ora per irretire persone a lei vicine e tentare di convincerle a farla riavvicinare al lui, facendo intendere che è lei che lo ha voluto abbandonare .
Continuando i suoi ossessivi tentativi di riprendere il potere su di lei senza un risultato, aumenta sempre di più dentro di lui, il bisogno di controllo, generando nella vittima vissuti di persecuzione effettivamente esercitata .Questa persecuzione in precedenza manifestata con mezzi apparentemente positivi, ora dilaga nei modi più svariati. Lo Stalker svela a se stesso una parte inaspettata : la sua creatività di tipo diabolico, non prevedibile quindi, che spiazza la vittima e la rende addirittura spesso poco credibile agli occhi altrui. Lo Stalker crea sul momento il metodo da utilizzare per esercitare un controllo a distanza sulla donna. Lei, come se tornasse a quel vecchio patto silente, avverte anche se distante il controllo su di sé e la paura che si genera la porta necessariamente a dover anche lei fissare il suo pensiero sulla previsione delle prossime mosse del suo persecutore. Questo “fiato sul collo “ avvertito dalla vittima le fa cambiare abitudini di vita, le genera un’ansia insopportabile, la fa sentire sola e in pericolo costante. Lo stalker, che la tiene costantemente sotto controllo, sa tutto questo e cosi può continuare ad alimentare il suo senso di onnipotenza .
Struttura cosi un modello di vita interamente improntato sulla figura della donna, sfuggita al suo potere, la quale diventa il suo unico pensiero e la sua preoccupazione costante . In modo ossessivo ne studia le nuove abitudini per arrivare a sconvolgerle, penetra in modo subdolo nel mondo del suo lavoro tentando di metterlo in pericolo. In modo molto abile le lancia minacce a volte quasi quotidiane per aumentare il suo stato di ansia e di senso di pericolo per la sua incolumità.
Un altro punto di forza degli stalker è poi l’estrema cura della loro immagine e l’aggancio a situazioni e persone che proteggono involontariamente il loro prestigio e la loro credibilità.Questi uomini infatti hanno imparato nel tempo a costruirsi una facciata impeccabile ed un modo di fare cosi pieno di fascino e di simpatia da non far sospettare minimamente la loro natura deviata. La cortina di fumo che inganna le persone è uno dei loro maggiori punti di forza.
Ci sono uomini-Stalker che utilizzano mezzi diretti pur di convincere la donna a ritornare nello loro mani, altri invece che preferiscono non entrare in modo plateale nella scena della vita dell’altro. Quest’ultimi utilizzano qualsiasi cosa, evento o persone a lei vicino, trasformandole in strumenti di controllo o a volte anche di tortura. Il caso più eclatante avviene quando l’uomo attua lo Stalking attraverso i figli . La loro strumentalizzazione porterà danni psicologici gravi sia ai figli stessi che alla loro madre, impotente di fronte ad un accanimento cosi cieco ed implacabile. Questa violenza cosi spietata si muove in modo quasi invisibile ma penetra nel profondo, mettendo in discussione la consapevolezza ed il proprio Io.
La violenza fisica e psicologica avvengono spesso tra le mura di casa. E cosi accade spesso che i figli siano spettatori impotenti di tali violenze . Per questo si parla di Violenza assistita e non è raro che quel modo di essere violenti si insinui dentro di loro portando ad una Violenza Condivisa ossia diventando loro stessi vittime anche se non direttamente. Il rischio grave è, come ho già detto, lo stabilirsi di una identificazione con l’aggressore, predisponendosi involontariamnente da Adolescenti o giovani adulti a compiere loro stessi la violenza sulla persona già vittima del loro passato, generalmente la madre ma non sempre. Ciò avviene perchè si pensa che l’unico modo di amare del genitore violento sia quello anzi l’Amore si dimostra cosi. Ci vogliono anni, maturità e coraggio per ammettere che la Violenza è tutto fuorchè Amore
Lo Stalker, in tutte queste situazioni è come fosse immerso in un mondo autistico che diventa a sua volta persecutorio per lui stesso, oltre che per la vittima, . Da quella situazione lui non vuole e non può uscirne e di conseguenza non può ricostruirsi neanche una vita con una nuova partner . Eccezione fanno gli stalker seriali, i quali ricercano nuove vittime da poter sostituire a quelle precedenti senza però mai interrompere il meccanismo perverso che li ha guidati fino a quel momento.Quindi la progressione crescente dell’isolamento affettivo e del pensiero lo porta, inesorabilmente, ad un peggioramento del suo stato di “Dipendenza”, simile, come già affermato, a quella del gioco d’azzardo o delle sostanze stupefacenti e lo fa entrare in una spirale senza via d’uscita, come se si attorcigliasse sempre più forte intorno a se stesso .Comincia ad ostentare arroganza e ad utilizzare la menzogna nelle forme più grevi sopra tutto quando la donna arriva a denunciarlo. Lo Stalking quindi è un comportamento che una persona, il più delle volte un uomo mette in atto per riuscire a sopravvivere alle sue stesse carenze in ambito affettivo e personale, che deve vivere oltre che il rifiuto della persona idealizzata anche quella della società. . Il secondo rifiuto viene da una famiglia assai più allargata: la società. Ma qui le accezioni di “rifiuto” da considerare sono due: da un lato allo stalker viene negata–“rifiutata” la classificazione precisa in una tipologia di scarto incompatibile con la collettività, non permettendo così l’individuazione del corretto trattamento al quale dovrebbe essere sottoposto per non trasformarsi in un rifiuto tossico (altamente nocivo o mortale) per la società stessa, mentre dall’altro il rifiuto è da riferire alla percezione dello stalker che, dopo essersi auto-identificato come un emarginato nel suo stesso contesto familiare, finisce per sentirsi rifiutato anche dal contesto sociale in cui è inserito, che – invece di investire risorse nella rieducazione sociale e sentimentale del reo – decide di destinarlo agli arresti domiciliari o al carcere, entrambi trattamenti inadeguati per il problema stalking (fenomeno sociale) e per il problema… dello stalker (soggetto deviante). Il “rifiuto” umano viene abbandonato in un contesto in cui non è prevista alcuna attenzione per la componente psicologica, trasformandosi così in un rifiuto tossico una volta reinserito nella società. Il rifiuto tossico danneggia, avvelena, uccide. La disattenzione per la matrice dello stalking, il mancato riconoscimento della natura del problema e le soluzioni sbrigative per disfarsene non portano ad alcuna soluzione se non ad un’imprevista e sgradevole non-soluzione che finisce per aumentare le difficoltà di porre un freno ad un fenomeno che colpisce oggi un italiano su cinque ( Dr Massimo Lattanzi). E’ per questo motivo che l’aiuto alla vittima può arrivare solo se si inizia ad intervenire sul persecutore, il quale perpetua i suoi comportamenti perché oltre a non poterne fare a meno crede fermamente di non avere alternative.

Interventi sullo Stalker

Denunciare è il passo successivo. Una scelta difficile, che viene fatta solo dal 7% delle donne. E solo tre su dieci ne parlano con qualcuno. Solitudine e isolamento, dunque, sono tra le cause del silenzio.
«Spesso le donne non osano denunciare i loro compagni perché non incontrano sul loro cammino avvocati o operatori sociali preparati», spiega Marzia Ghigliazza, avvocatessa specializzata in diritto di famiglia. E spesso le denunce non si concludono con condanne perché gli avvocati non portano in aula le testimonianze giuste».
«Le donne che trovano il coraggio di denunciare sono delle eroine», ammette Angela Romanin, operatrice del Centro per non subire violenza di Bologna. «Affetto e senso di vergogna si mescolano alla paura di ritorsioni. E soprattutto c’è la consapevolezza di una giustizia che non le protegge abbastanza. Prima che lui sappia che lei lo ha denunciato c’è la corsa a mettersi in salvo. E tra la denuncia e il processo passa un tempo infinito, almeno 5 o 6 anni.

Estratto da un Articolo scritto dal Centro Presunti Autori:
Spesso non si riesce a fermare l’assalitore prima che succeda l’irreparabile, anche se la vittima lo denuncia molto prima: la legge lo può mandare in galera, colpisce il sintomo non la malattia. Uscito dal carcere, l’uomo è pronto di nuovo a colpire la donna che pensa di sua proprietà. La cronaca nera è piena di casi.
L’Osservatorio Nazionale Stalking sostiene da anni che la sola coercizione (detenzione domiciliare o carcere) non aiuta nè il persecutore nè la vittima e che lo stalker va aiutato. Siete d’accordo?
La sola coercizione non aiuta il persecutore, che da solo non può e spesso non vuole affrontare il suo problema psicologico, e non aiuta la vittima perché in un caso su tre il suo persecutore, dopo la denuncia e talvolta dopo la condanna, continua a molestarla, spesso con intensità e ferocia anche maggiori.
L’Osservatorio Nazionale Stalking sostiene un’altra strada, ossia la necessità di un percorso di risocializzazione, coordinato da esperti psicologici. Dal 2007 ha istituito un Centro Presunti Autori, gratuito, che fino ad oggi ha seguito 130 stalker: nel 40 per cento dei casi ”si è raggiunto un contenimento completo degli atti persecutori mentre nel 25 per cento l’attività vessatoria è almeno diminuita”.
L’ordinamento italiano ha accolto il reato di stalking tre anni fa, ma l’efficacia della legge 612-bis non è eccellente. Il trend di donne uccise per mano di un familiare o un partner è in costante ascesa dal 2009, nonostante l’aumento di denunce e di richieste di misure cautelari. Da anni l’Osservatorio insiste sulla necessità di
In ogni caso, dal 2007 il Centro Presunti Autori si fa carico dei padri-compagni-mariti/padroni, che martirizzano le donne per i motivi più futili:l’obbiettivo è di recuperare gli stalker con percorsi di psicoterapia mirati ad una presa di coscienza del problema e all’elaborazione dei vissuti personali non superati. Il progetto pilota, ora finanziato dalla Regione Lazio, secondo l’Osservatorio andrebbe esteso in maniera capillare in tutte le regioni, per garantire un monitoraggio del fenomeno serio e qualificato.
La dinamica dello stalking, concludono gli esperti dell’Osservatorio, ha unaltissimo rischio di recidiva e di passaggio all’atto grave senza manifestazioni intermedie: spesso si passa dalla violenza psicologica agli atti persecutori, di solito dopo una separazione o un rifiuto, fino all’omicidio.
Non sfugge che l’Osservatorio in qualche modo punta anche a mettere lo stalker sotto una luce diversa: l’odiatissimo uomo che fa violenza sulla donna, in una lettura di questo tipo, va “compreso” e aiutato.
Alla luce di quanto affermato nell’interessante articolo sopra riportato se ne deduce che, per entrare nella psiche dello Stalker e tentare di “guarirlo” bisogna agire come se di fronte a noi ci fosse una persona sofferente ossia come nelle situazioni nelle quali si reitera e si reitera un comportamento dal quale si trova al momento sollievo pur essendo in realtà un reato o un atto che ci danneggia o ancor peggio danneggia gli altri.

Dottssa Stefania Iade Trucchi