Adulti e giovani, un’unica identità confusa e pericolosa

Il nostro presente si confronta con una generazione di giovani ed una di adulti molto distanti da quelle che ci potremmo aspettare ma incredibilmente speculari e di conseguenza fonti di sconcerto e disillusione, Il tutto rispecchiato in un nuovo concetto aleatorio di famiglia e società. Educare oggi è diventata un’impresa sempre più difficile, a volte quasi impossibile. Si pensa sia inutile porre limiti e regole, che i “No che aiutano a crescere” facciano parte di un passato nel quale grandi psicologi come Bollea o educatori avevano ancora la capacità e la possibilità di guidare un genitore in difficoltà. I messaggi, invece,che oggi arrivano da più campi dell’area educativa sono contrastanti, confusi, a tratti incomprensibili mentre gli adulti rimangono legati a sentimenti di impotenza, a vecchi retaggi legati a personali sensi di colpa che portano facilmente ad accontentare ogni desiderio dei propri figli, a tentativi di dare ai giovani ciò che è mancato alla loro vita. Purtroppo sono proprio questi modi di ragionare e di agire ad essere diventati canali privilegiati per facilitare ancora di più la dispersione dell’identità comune. Gli adulti di oggi cercano in tutti i modi di immergere i propri figli nel benessere, togliendoli dalle difficoltà del confronto e dal pericolo del fallimento, spingendoli verso i miraggi del successo e del denaro. Molti genitori, se non la maggioranza, crescono i figli spingendoli verso il vorace boccone di impegni e attività che possano concorrere ad una competizione generale. Cosi questi piccoli adulti in crescita vengono avvolti da un alone sempre più spesso di superiorità già decretata anche in mancanza di risultati. E man mano che tutto questo si crea, lentamente la dispersione dell’identità si allarga a macchia d’olio senza che più nessuno si preoccupi o riesca a fornire regole, divieti, canoni educativi o a fare previsioni del futuro maturativo di questi bambini e adolescenti. E’ diventato impensabile vietare qualcosa, dire un No, affiancare un autorevole atteggiamento ad un comportamento mirato a correggere e se necessario anche a punire. Questo clima di permissismo e lassismo però non è entrato a far parte solo dei giovani ma ha pervaso lo stesso mondo di molti adulti, di tutti quei perenni adolescenti in fuga dalla fatica del vivere responsabile. In questo clima del “Tutto è possibile” non è concepibile l’ostacolo improvviso, la figura genitoriale, reale o interna ad ogni individuo che “per educazione ” vieta o si vieta un comportamento, negando cosi l’ottenimento di un desiderio. Il desiderare infatti è diventato solo legato al materiale, racchiuso in un individualismo che rende impossibile la capacità anche solo di tenere conto delle proprie emozioni o dei bisogni emotivi dell’altro. Molti giovani iperprotetti, continuamente esaltati arrivano perfino ad incutere timore nell’adulto svilito nella sua identità che mai più si permetterebbe di contraddire adolescenti colpevolizzanti e minacciosi. Molti adulti d’altro canto, diventati anch’essi grandi in una società dove gli esempi che hanno avuto sono stati l’esteriorità assoluta, l’immagine e il prestigio, sono per loro stessi esempi di noncuranza delle regole, di comportamenti tesi ad eliminare chi intralcia il loro camminoLa realtà diventa, in tal modo, quasi simile ad un videogioco dove chi è di ostacolo al proprio obiettivo viene eliminato, senza alcun senso di colpa o previsione delle conseguenze. Il culmine infatti di questo processo è La Violenza, in tutte le sue forme. Ed ecco assistere ad un genitore, padre o madre che sia, che inizia a strumentalizzare in modo spietato i propri figli per vendicarsi con l’altro perseguitandolo, facendo false accuse, avvalendosi di una società superficiale che non approfondisce le dinamiche familiari, che va dove si trova il più forte o il più convincente,oppure donne e uomini che tentano di distruggere l’altro al solo fine di privarlo della libertà o della propria dignità, presi da rancori o da un’ inutile competizione fino ad arrivare ad atti di crudeltà fisica e all’omicidio esercitati su chiunque indistintamente. Il potere legato al ruolo non è più nelle mani di chi persegue il rispetto e la vita dell’altro, considerato quasi un perdente ed un debole, ma di chi rifiuta, con la prepotenza ed il cinismo, tutti quei famosi valori del diritto umano e della famiglia che erano prima coordinate essenziali per una società meno sfaldata ed instabile come quella attuale. I giovani, bambini ed adolescenti, insieme agli stessi adulti, si muovono ora su un terreno traballante ed in continuo cambiamento, dove le certezze si sono allineate solo a sogni egocentrici di fama e prestigio, dove una vita umana a volte conta meno del meno. Dovrebbe rinascere il forte bisogno di rifuggire da una Violenza, spesso quotidiana nei casi più gravi, che in realtà impoverisce l’ animo, riempie di illusioni e fa credere di rappresentare la via privilegiata verso una libertà che altro non è invece che testimonianza di una propria miseria personale.

In molti casi, infatti, non si verifica più la costruzione impegnativa di obiettivi personali e personalizzati. L’omologazione è diventata il paradosso di questa società dove la ricerca generale del successo con relativa scalata sociale rende poi alla fine tutti sullo stesso piano, privi ovviamente della fama e della ricchezza tanto decantate, ma fermi solo in fila per raccontarsi una risonanza che al massimo può aver raggiunto un loro micromondo che poi, come in un gioco di bambole russe, si è infilato in un altro micromondo e cosi via fino alla dispersione di loro stessi e della storia individuale. Messi di fronte alla scelta se dover rinunciare a quell’individualismo che inietta sogni di gloria e fa sentire onnipotenti oppure confrontarsi con la realtà dove nulla si ottiene con facilità e in tempi rapidi, molte persone rimarrebbero sconcertati e non avrebbero dubbi su cosa scegliere. Nell’immediato prenderebbero la via più semplice legata al fascino del mito della vita perfetta ma basterebbe dare uno sguardo al futuro per comprendere che non c’è errore più grande che credere nella staticità del fluire degli eventi, nella vittoria sicura su tutto e su tutti, nelle mete troppo ambiziose, nei traguardi raggiunti grazie al cinismo e all’insensibilità verso gli altri. Al giorno d’oggi Adulti e giovani, resi simili dal loro senso di onnipotenza e di superiorità, stanno perdendo la loro vera individualità e, senza più transenne, avvertono sempre più chiaramente il tracimare intorno e su di essi, dei loro veri e profondi bisogni: bisogno di sentire emozioni, di essere amato, di ricevere rispetto, di sapere che ognuno può portare con sè e in mezzo agli altri il proprio personale valore e tutte quelle caratteristiche che lo possono rendere diverso dagli altri e speciale nella propria individualità. La consapevolezza, unita ad un forte senso di responsabilità, di ciò che sta accadendo dentro e fuori di loro sarebbe il primo passo per ottenere un cambiamento grazie al quale gli adulti potrebbero recuperare dignità e autorevolezza cosi da potersi riappropriare del ruolo di guide educative e maturative e tornare ad essere un modello da emulare, al fine di ricominciare a contribuire alla costruzione di una vera identità personale, ma sopra tutto sociale.

Dott.ssa Stefania jade trucchi