L’intervento in tutti quei casi in cui un figlio rifiuta uno dei genitori

Il rifiuto di un figlio nei confronti di un genitore si affronta nelle primissime fasi evitando in modo piu’ assoluto periodi di indagini e riflessioni, esattamente come se si fosse in presenza di un’urgenza medica. Si deve intervenire infatti proprio in quelle prime fasi, evitando che il tempo peggiori cio’ che si preannuncia come il grave sintomo di un pericoloso stato psico affettivo sia all’ interno del figlio/a che del rapporto familiare! Quando si parla di figli che rifiutano un genitore, si deve tenere presente come all’inizio non sia essenziale parlare di Alienazione o di condizionamento del quale loro sono vittime innocenti anzi questo sarebbe quasi inutile e dannoso! Non e’ necessario per prima cosa ricercare il colpevole o iniziare un lungo processo invasivo nei confronti di chi li circonda per trovare chi ha creato quella situazione. Il momento fondamentale invece e’ quello nel quale emergono i primi segnali di rifiuto da parte del bambino o dell’adolescente, il momento cruciale nel quale ancora nulla e’ definito e definitivo. L’attenzione degli adulti che circondano il figlio che manifesta tali espressioni di malessere e sopra tutto dei professionisti chiamati ad intervenire deve essere protesa non a dipanare la matassa di colpe e colpevoli che ogni protagonista contribuisce a rendere sempre piu’ intricata ma deve essere unicamente concentrata su cio’ che viene espresso dal bambino/a o ragazzo/a tenendo presente un principio inconfutabile ed imprescindibile: un figlio AMA i propri genitori e mai e poi mai penserebbe anche solo di desiderare di perderne uno dei due. Spostata l’attenzione dall’eventuale genitore colpevole di condizionamento negativo e accusatorio al figlio/a sofferente, il compito primario che si dovrebbe avere e’ tentare in tutti i modi di salvare al loro interno l’immagine del genitore ritenuto colpevole. Questo i figli chiedono in realta’ dietro le loro parole paradossalmente contrarie di espressione di un rifiuto: aiutateci a non perdere nostra madre o nostro padre, fateci sapere che non e’ reale quell’opinione negativa che in qualche modo si e’ fatta strada dentro di noi, quell’odio che inizia a farsi sentire sempre piu’ profondo e fonte di rabbia. Partendo dal presupposto che i genitori facciano parte dell’interiorita’ e del mondo interno di ogni figlio, quest’ultimo deve essere aiutato a cercare di non perderli perche’ cio’, in caso contrario, significherebbe fargli affrontare, in modo duro, un ‘amputazione di una parte di se’ ed un dolorosissimo inevitabile lutto. La ricerca dell’origine di una tale situazione cosi drammatica puo’ essere compiuta in modo parallelo o successivo all’ intervento sul figlio che si sta allontanando. L’importante invece e’ iniziare un sodalizio tra professionisti, familiari, amici nei confronti del ferreo mantenimento del rapporto tra il bambino/a o ragazzo/a con entrambi i genitori, facendo cosi passare il messaggio forte e chiaro che, per risolvere un problema non si debba ricorrere per forza all’ interruzione del rapporto. Questo eviterebbe di dare potere ad un’eventuale condizionamento da parte di un genitore nei confronti dell’altro, eviterebbe di far aggravare una situazione di grave conflitto tra un figlio ed un genitore, eviterebbe di far sviluppare cerchi concentrici sempre piu’ ampi di battaglie legali con ricerche assurde di colpevoli, accuse, ritorsioni nelle quali i figli si sentirebbero risucchiare senza piu’ sentire il loro diritto al rispetto della loro eta’ e della loro serenita’, senza ricevere per il futuro il senso di poter sentire in loro stessi ed insegnare ai loro figli che i rapporti si possano aprire e chiudere con grande rapidita’ e superficialita’.
Se non si intervenisse subito, lo spazio tra quei giovani ed il loro genitore diventerebbe troppo ampio e la possibilita’ di recupero sarebbe affidata solo alla ipotetica maturita’ futura, al ciclo della vita, agli eventi improvvisi che farebbero sperare ad un riavvicinamento, ad un eventuale e furtuito bisogno riemerso del proprio genitore accantonato. Nulla di piu’ etereo e aleatorio! Non sarebbe invece piu’ facile essere tempestivi e affermare che poiche’ vale l’ascolto del figlio non si debba per forza accettare passivamente una volonta’ che si sa gia’ essere contro natura? Se dicono che tanto la verita’ viene sempre a galla, allora si cerchi intanto di far rispettare la reale verita’ (e affermo io la nascosta volonta’) del legame inscindibile di un figlio nei confronti del genitore e viceversa, senza appoggiare o approvare cio’ che non puo’ essere interrotto o rescisso !!

Dottssa Stefania Jade Trucchi

6 Comments

  1. Gianantonio

    Cara dottoressa Trucchi, nel suo articolo c’è un pericoloso vulnus: Lei sembra non prendere nemmeno lontanamente in considerazione l’eventualità che il rifiuto di un figlio verso un dato genitore possa essere motivato dai comportamenti di quello stesso genitore. Mi pare un’ingenuità piuttosto plateale e, se posso dirlo, indice di u fenomeno che si chiama “Confirmation Bias”, che Lei, in quanto studiosa della psiche, dovrebbe conoscere…

    • Uscire dalla violenza di stefania jade trucchi

      Buongiorno Sig Gianantonio,
      Quello che affermo nell’articolo e’ esattamente il contrario di quello che lei ha compreso. Cio’ che ho cercato di spiegare e’ proprio il fatto che, di fronte al rifiuto di un figlio nei confronti di un genitore non necessariamente si stia verificando un caso di alienazione genitoriale. L’importante e’ saper ascoltare il bambino o ragazzo che esprime un disagio nei confronti del genitore, fare luce sulla situazione e fare di tutto per salvare il rapporto. Ovviamente non sempre questo e’ possibile ma il team di professionisti deve servire a capire ed intervenire.Inoltre, la mia attenzione era rivolta sopra tutto verso coloro che di fronte ad ogni rifiuto sanno pensare solo all’alienazione genitoriale e null’altro.Affermo anche che in ogni caso un figlio non rifiuterebbe mai un genitore se non ci fosse un motivo grave perche’ per lui un padre o una madre sono importanti punti di riferimento e persone da amare.
      La ringrazio per avermi dato la possibilita’ di averle spiegato meglio l’articolo

      • franco

        dottoressa credo che lei antepone i propri ideali ad un approccio concreto e scevro da ogni dottrina….È la teoria che si confronta con la realtà nn viceversa…in bocca al lupo

        • Uscire dalla violenza di stefania jade trucchi

          Buonasera Franco, so bene che spesso la realta’ e’ ben diversa da quella ideale ma se nessuno parlasse di come dovrebbe essere il comportamento dei professionisti e di come tentare di evitare tanta sofferenza ci si troverebbe sempre bloccati solo a fare mere descrizioni di situazioni difficili che riguardano i figli. Parlare di ideali non ha nulla a che vedere con la teoria che e’ si fondamentale ma a volte non viene supportata da azioni concrete che implicherebbero invece un’assunzione di responsabilita’ in molte situazioni respinta o evitata.Pertanto credo che si debba agire secondo i propri ideali sostenuti da un forte credo sia personale che professionale.Teoria e realta’devono andare di pari passo ma senza un’attenzione ai particolari del singolo caso associata ad un fine ideale da raggiungere, si rischierebbe un concreto fallimento.
          La ringrazio per il suo intervento

  2. Elena

    Buongiorno,mi sono separata da mio marito quando mia figlia aveva 3 anni ora ne ha 18. mio marito da quella mia decisione voleva far credere che ero pazza per portarmi via la bimba, arrivando a testimoniare il falso in tribunale con falsi testimoni. Inutile dire che non ci è riuscito. Da li ci ha sempre fatto violenze psicologiche a me e soprattutto alla bimba per far sì che si allontanasse da me.a mia figlia ho sempre dovuto dire chi era suo padre non potevo farle credere che quella era normalità. L’avevo anche portata in terapia perché mostrava dei disagi, diceva che era per colpa del suo papà, con scarsi risultati. a dicembre compie 18 anni è scappa di casa, quando la chiamo per cell non risponde e mi manda dei messaggi dicendo che non tornerà mai più perché io le ho fatto violenze psicologiche il che’ non è assolutamente vero.ho cercato di chiarire ma lei sono ormai 10 mesi che è via e che non cerca nessun contatto con me.io sono seriamente preoccupata. Lei non è andata a vivere con suo padre perché la compagna non la vuole ma si trova dal nonno paterno che è peggio di suo padre.sono una famiglia di narcisist. non so più come mi devo comportare con lei.mi cerca solo se ha bisogno di soldi e vuole che glieli Metta sul suo conto manco mi vuole vedere.cosa è bene che faccia,?io mi sento male!

    • Uscire dalla violenza di stefania jade trucchi

      Buongiorno Elena, innanzi tutto il discorso economico andrebbe affrontato con un avvocato perche’ ci sono norme rispetto al mantenimento che sono di competenza legale. Per quanto riguarda invece al rapporto con la ragazza la situazione e’ piu’ complicata perche’ anni e anni di conflitti hanno evidentemente esasperato sua figlia che sta cercando uno spazio diverso. Sicuramente lei ha lottato tanto ma e’ sua figlia a dover capire come si e’ comportato il padre. Purtroppo i figli, di quell’eta’, passano un periodo gia’ difficile da accettare per un genitore, ancora peggio se hanno vissuto tanta conflittualita’ familiare. Provi, senza essere troppo insistente, a chiederle di parlare e, se lei si dovesse rifiutare, ogni tanto provi a chiamarla. Non scompaia dalla sua vita anche se sua figlia le fa credere di desiderarlo oppure provi a parlare con il nonno paterno per cercare di capire le ragioni del rancore di sua figlia. Piu’ di questo lei non puo’ fare. Capisco il suo dolore, una madre che ha lottato tanto e poi si vede rifiutata e’ molto difficile da sopportare!!!!

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