Uscire dalla Violenza: la fatica di sentirsi finalmente liberi

Chi lotta per uscire dalla violenza e arriva finalmente, dopo tante sofferenze, a conquistare la liberta’ non sempre riesce a sentirsi veramente libero all’interno di se stesso. Prima queste persone pensavano che una volta libere avrebbero provato sollievo, felicita’ e pace. Invece tranne quel primo momento di euforia durato troppo poco per essere gustato, sembrano ripiomabare nel cupo pensiero della paura. Bisogna innanzi tutto ricostruire il proprio pensiero a partire dal riuscire nuovamente a fare progetti, a credere di poterli realizzare. Ma il senso di sconfitta e di fallimento sono stati presenti per troppi anni con le molteplici aggressioni fisiche o le offese verbali che sgretolavano i primi momenti di ottimismo nel credere di poter mettere in pratica idee o i propri desideri. Per non parlare del senso di inadeguatezza che si era insinuato fin dai primi momenti in cui sentivano che l’unica cosa che avrebbero potuto meritare fossero botte o insulti. Invece ora e’ finita, si ripetono queste persone ancora incredule di non doversi forzare per lottare o far valere le loro esigenze. Difficile credere che sia finita e che quella violenza fosse immeritata e solo tanto tanto crudele. Ci si sente dire per anni che si e’ dei falliti, stupidi, inutili e incapaci e poi realizzare che erano solo parole strumenti usate per colpirli e affondarli. Per non parlare di quel senso costante di paura che ha seguito queste persone ovunque andassero e qualunque cosa facessero: paura di essere derise, ignorate, demolite, malmenate, ignorate, picchiate, affossate, isolate. E l’assurdita’ e’che queste stesse persone oggi libere continuano a sentire ancora vivo il senso di pericolo simile a quando avevano il timore di scoppi di collera immotivati o di offese fatte uscire a grappolo anche di fronte ad estranei o addirittura di gesti che potevano farle sentire in bilico la loro stessa incolumita’. Questa nuova liberta’ e’ ancora soffocata dall’angoscia che e’ stata una compagna di vita ma anche di tanto senso di morte. Certi traumi non si cancellano cosi con una semplice fuga fuori dalla prigione della violenza. Il trauma porta a ricordare sempre il dolore passato, a temere il presente, a non riuscire a vedere il futuro, a non riuscire a superare insicurezze e dubbi continui.

Dopo la Violenza capita che ci si continui a fare del male…

Fino al giorno in cui si desidera uscire dal pesante retaggio del passato per avere il coraggio di vivere. Ed ecco che arriva il momento piu’ bello e davvero coraggioso: riuscire a ricostruire se stessi a partire da cio’ che e’ rimasto di se’. E piu’ si ricostruisce piu’ si ritrovano parti dimenticate come dopo un terremoto.Ci si stupisce di quanta forza ci fosse, si rimane sorpresi di scoprirsi decisi e con idee inaspettate, realizzabili e concrete. Diventa incoraggiante tentare davvero nuovi progetti chiudendosi le orecchie alla vecchia voce che vomitava ingiurie o minacce perche’ aveva paura del talento insito in chi avevano accanto, del confronto e della consapevolezza di avere di fronte persone migliori di loro. Diventa stimolante e fonte di orgoglio capire che il potere di noi stessi lo possiamo avere solo noi e non chi ha usato la crudelta’ per illudersi di avere la supremazia assoluta sull’altro. Diventa bello prendersi cura di se’ e riportare la luce in uno sguardo prima spento e perennemente malinconico.

Arriva poi un giorno in cui tutte queste persone prigioniere dell’angoscia profusa dalla violenza passata capiscono finalmente che il loro spirito non e’ mai stato in trappola e che all’ interno si rimane liberi e lo si puo’ essere per sempre.

Dottssa Stefania Iade Trucchi

3 Comments

  1. alberta tedioli

    dopo la violenza si può arrivare alla lubertà di pensiero e di azione ma si è condannati alla solitudine e alla paura di avere a che fare con gente cattiva portatrice di Male. Si duventa troppo fragili si vive sotto una campana di vetro

  2. tiziana

    Si può anche rinascere ma non tutto il proprio io partecipa. Resta sempre un lato oscuro che davanti alle avversità della vita ci ricorda il passato e anche quello che noi stessi abbiamo sbagliato ripetendo vecchi copioni. Così si sommano ferite antiche e quelle più recenti e questo rafforza il sentimento di inadeguatezza che sostiene, sul piano fisico, una perenne depressione. Si cerca la fuga. Fisicamente intendo. Non so più se sono io a cambiare abitazione di anno in anno o se c’è un’altra persona dentro di me che desidera, in modo compulsivo, il cambiamento repentino. In ogni luogo, anche il più accogliente, dopo qualche tempo scatta il sentimento pressante di fare le bagagli. Ora sono assolutamente convinta che cambiando Nazione starò meglio ma c’è una vocina che mi ricorda che non è proprio così… Una vita in fuga da tutto e da tutti. Questo significa non avere rapporti stabili; precludersi una vita sociale, temere che le relazioni deludano e quando lo fanno si rafforza la convinzione. Non c’è riposo, non c’è pace in me e l’istinto all’auto-sabotaggio è più forte della razionalità che dice che merito ogni cosa di bello che la vita può offrirmi. Salvate i bambini! Più che la fame…li uccide la violenza e l’anaffettività di sedicenti genitori, il tutto sostenuto dall’indifferenza dei testimoni e dalla cultura bigotta.

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