Le conseguenze dell’Alienazione genitoriale o Abuso relazionale

L’Alienazione di un figlio da parte di un genitore nei confronti dell’altro è un grave atto che può essere compiuto in qualunque fase della crescita del minore. Ovviamente, più bassa è l’età del figlio, più profondo ed efficace può essere l’ottenimento di un distacco emotivo del bambino nei confronti del genitore che si è voluto alienare.Sono state elaborate molte teorie e costrutti in caso di alienazione parentale e sono stati elaborati elenchi di caratteristiche dei genitori e dei figli, del tipo di legame tra i componenti della famiglia che possono predisporre al condizionamento e infine modelli differenti riguardanti la separazione con diversi gradi di conflittualità, fattore spesso determinante per un’alleanza da parte del figlio verso l’uno o l’altro genitore.

Il punto focale che però non deve essere perso di vista è la molteplicità di fattori che possono determinare l’efficacia di un comportamento alienante da parte di uno dei due genitori.Non basta solo che un genitore parli male dell’altro genitore al proprio figlio per riuscire ad allontanarlo da questo. Spesso siamo in presenza di madri e padri, questo perché ad essere alienati possono essere uno dei due genitori non necessariamente solo le mamme o solo i papà, con un tipo di personalità particolarmente remissiva e disponibile oppure resi deboli e sofferenti da comportamenti violenti e /o maltrattanti da parte dell’altro partner.Nei racconti spesso emerge che alcune di queste caratteristiche hanno reso ancora più facile e possibile una campagna denigratoria spesso non consapevole agli occhi della persona, oggetto durante la vita familiare di frasi denigratorie ripetute oppure di scherni da parte del’altro coniuge, tali nel tempo da invertire la valenza di tali qualità agli occhi dei figli che invece lentamente le assimilavano come caratteristiche di debolezza, passività, fallimento o addirittura stupidità del genitore alienato.

Ad esempio, una madre che aveva rinunciato al lavoro per dedicarsi ai figli era stata denominata ripetutamente davanti a loro, da parte del marito divenuto ricco grazie alla copiosa eredità della moglie messa a disposizione dalla stessa in famiglia e usata dall’uomo per aprirsi una attività redditizia, come una persona perdente e fallita perché nullafacente in campo lavorativo e insulsa perché casalinga. Di contro, in un altro esempio, un uomo che si era dedicato molto al lavoro dando gran parte del suo stipendio alla moglie per spenderlo per la casa ed i loro due figli si era sentito spesso attaccare dalla moglie, donna in perenne competizione con lui perché il suo lavoro non le rendeva lo stesso fatturato del marito, accusandolo di lavorare troppo oppure spesso deridendolo e sminuendolo quando si trovano in presenza di amici o conoscenti. In tutte e due i casi i figli delle due coppie sopra citate erano cresciuti con un’immagine alterata e distorta della loro madre nel primo caso e del padre nel secondo caso. E nel momento della separazione, voluta proprio dai quei genitori ritenuti falliti e deboli ma provocata dal sottile violento abuso psicologico perpetrato dall’altro partner nei loro confronti, quale migliore vendetta da parte del coniuge abusante era stata quella di fare leva proprio su quelle passate critiche che goccia a goccia, avevano come predisposto gli animi di quei figli verso un distacco proprio da quel genitore ora non più solo perdente ma anche responsabile di quella separazione così dolorosa !Purtroppo i figli in questione hanno scelto di non volere più vedere i genitori colpevoli di essere quello che gli era stato inculcato fin da bambini, dando manforte ad una vendetta crudele da parte del genitore alienante nei confronti di quel coniuge o compagno/a che aveva osato sottrarsi al loro potere.

Durante una separazione, nel turbinio di avvocati, accuse reciproche, cambiamenti di residenza, ritorsioni, case svuotate da ovvi trasferimenti del padre generalmente, i figli, inseriti in modo coatto in uno sconvolgimento emotivo e pratico nell’eventualità venissero usati, come strumenti privilegiati dalla parte del genitore con la fama di essere il più forte, alla fine spesso potrebbero cedere stabilendo con lo stesso un patto di lealtà quasi inscindibile. L’insostenibile senso di colpa nei confronti dell’altro genitore contribuirà a rendere il distacco ancora più drastico e forte.

Le conseguenze all’interno del figlio variano a seconda dell’età, della sua personalità, del tipo di legame stabilito con i suoi genitori e del grado di alienazione effettuato, delle modalità utilizzate e della frequenza con cui si sono manifestate. Il figlio, sia maschio che femmina potrebbero andare dalla semplice ostilità all’ identificazione con l’aggressore o a sviluppare una personalità delirante arrivando ad immaginare atti da parte del genitore alienato addirittura mai compiuti dallo stesso. Quindi i danni all’interno di quel bambino o adolescente potrebbero essere gravissimi poiché rinnegando l’altro genitore in realtà stanno rinnegando una parte di loro stessi, più precisamente stanno amputando una loro parte interna fondamentale per la costruzione del loro sé.

Se durante l’Adolescenza, fase molto delicata proprio per l’evoluzione ed il completamento della propria personalità ove le varie aree interne, affettiva, cognitiva, emotiva integrandosi concorrono al raggiungimento della loro identità, sopraggiungessero elementi collusivi a quest’età evolutiva, si potrebbe incidere ancora di più ed in modo efficace sull’alienazione. Caratteristiche dell’adolescenza sono per esempio il senso di onnipotenza, il denaro, la libertà. Un giovane o una giovane ai quali un genitore propone un patto di lealtà ai danni dell’altro genitore presentandogli anche come vantaggi primari spazi illimitati di libertà, soldi in abbondanza e l’allontanamento da un genitore che lo priverebbe di tutto questo perché perdente e ridicolo nei suoi tentavi di volergli dare un’educazione legata al rispetto, facilmente si lascerebbero attrarre da quelle prospettive così sognate e desiderate. Questo rendenderebbe ancora più ostico il rapporto tra il figlio ed il genitore denigrato e alienato.

Ad esempio posso citare il caso del giovane di 16 anni F. al quale poco dopo la separazione gli viene raccontato dal padre come la madre fosse in realtà una persona con gravi problemi psichici, ecco perché la vedeva piangere spesso dal momento che era sopraggiunta la separazione, rimarcando la debolezza della donna che lui aveva in realtà spesso maltrattato durante il matrimonio e invita suo figlio a “salvarsi” andando via da casa della madre per poi mandarlo tre mesi in un campus americano per rigenerarsi a suo dire. Una volta tornato F., pur essendo stato lontano dalla madre e quindi disintossicato dall’alienazione del padre aveva toccato con mano una libertà così inaspettata e sviluppato un’arroganza ed un senso di superiorità talmente incongrui da non riuscire più a tornare al suo precedente modello di vita. Pertanto in seguito non aveva più voluto vedere la madre lo stesso e, nei rari momenti nei quali, si erano rincontrati, non le aveva più permesso di esprimere alcun parere tramite urla e pesanti offese perché ormai non riconosceva in lei alcun ruolo genitoriale. In poche parole il senso di onnipotenza aveva preso il posto della capacità di analisi della realtà personale e dell’autocritica facendo apparire agli occhi del giovane la madre come irrispettosa nei confronti di una sua posizione privilegiata nella libertà assoluta.Questa “sua posizione privilegiata” aveva spodestato la madre dalla sua posizione di certo non paritaria con lui.

In molti casi la famiglia del genitore alienante è alleato con questo genitore, diventando complice di un gravissimo abuso che ha preso proprio il nome secondo il DSM V di disturbo relazionale indicando con esso uno dei problemi gravi che possiamo ritrovare all’interno di un sistema familiare o di una relazione tra genitori figli.

Il rispetto della bigenitorialità, da parte dei genitori, ove non sussistessero gravi violenze o situazioni di pericolo per l’incolumità psicologia e/o fisica dei propri figli proveniente da uno di loro, padre o madre, dovrebbe essere l’indicatore preminente di un rispetto più o meno esistente non tanto e solo nei confronti dell’altro genitore, ma sopra tutto nei riguardi di un figlio che proprio perché dichiarato tanto amato non dovrebbe essere amputato, privato, allontanato da una parte di se stesso rappresentato nel suo mondo interno  dall’altro genitore inidoneo e da emarginare.Un giorno, quel figlio /a dovrà necessariamente fare i conti con il suo falso sé, sviluppato a causa di ciò di cui è stato privato e le conseguenze vere e pericolose sarà unicamente lui a pagarle. I responsabili purtroppo di questo scempio saranno in grado solo di vedere quanto lontano sarà andata e quanto in modo vincente avrà ottenuto la loro sete di vendetta.

Dottssa Stefania Jade Trucchi

2 Comments

  1. tiziana

    Gent. dottoressa io purtroppo sto sopportando un’alienazione genitoriale allo stadio più grave da parte dei miei due figli di 17 e 23 anni da ben 15 anni e da 8 anni mio figlio grande non mi vuole più sentire né vedere mentre il piccolo dall’anno scorso( dopo un percorso di ben 3 anni e 1/2 di incontri protetti settimanali della solo durata di 1h ha deciso un anno fa di tagliare tutti i rapporti( perché ha voluto fare come il fratello); è un’alienazione in sono coinvolti i anche tutti i famigliari che non vedono sentono o cercano. Ho abbandonato ogni tipo di azione( assistenti sociali, giudici avvocati ecc) perché ogni mossa mi allontana ancora di più da loro. Il padre li ha convinti a non fare percorsi terapeutici ed è irremovobile e lui stesso( con cui cerco di mantenere un minimo di colloquio telefonico) usa ogni mezzo per tenermi distante compreso non rispondere alle mie chiamate o trattarmi male. NOn credo ci siano più vie di uscita ma leggendo le sue parole e sapendo già tutto sulla Pas, visto che sono in pena soprattutto sul loro futuro psicologico vorrei capire quali effetti avrà su di loro questo terrorismo psicologico e cosa posso fare io più di quello che sto già facendo( andare alla ricerca come un cane da tartufo di ogni situazione, amicizie, eventi, foto dove sono coinvolti, dare regali lettere e tutto quello che è possibile per fargli capire che ESISTO E CHE Voglio loro un bene infinito, essere presente nel possibile e l’impossibile…..e tanto altro). Grazie

    • Uscire dalla violenza di stefania jade trucchi

      Buonasera. Mi scuso per la risposta data in ritardo ma il periodo e’ piuttosto difficile per tanti genitori che come lei hanno dovuto affrontare le feste in solitudine, con il dolore di non avere accanto le persone che piu’ si amano. Ho dovuto rispondere a telefonate e avere colloqui con mamme e papa’ disperati.Innanzi tutto sono d’accordo con lei a non scomparire dalla vita dei suoi figli anche se le consiglio di seguirli in modo discreto, senza invadere gli spazi che per ora vogliono tenere per loro stessi. Non deve scomparire perche’ e’ quello che vuole il padre non lei e sono sicura nemmeno i suoi figli. Sul futuro purtroppo sono molto preoccupata per loro. Non credo affatto che tenere lontana la propria madre sia la soluzione ai loro problemi o la possibilita’ di raggiungere la serenita’. Diventare adulti in questo modo significa rischiare davvero. Ancora non sappiamo come diventeranno ma qualsiasi cosa accada la loro madre sara’pronta a riceverli e a dargli quello di cui avranno bisogno. Cerchi di soffrire il meno possibile. Lei deve sviluppare e dimostrare forza che non e’ certo quella del padre che si bea di una vittoria in prospettiva futura molto ma molto fallimentare !

Comments are closed.